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.Ma questi furono soltanto iprimi passi, e i più facili.Come Cesare, Ottaviano non mirava soltanto adamministrare, ma voleva compiere una gigantesca riforma che rifondassetutta la società sul modello disegnato dallo zio.Per far questo, gli occorrevauna burocrazia, di cui egli fu il vero inventore.Intorno a sé, formò unaspecie di gabinetto ministeriale, composto di tecnici, nella cui scelta ebbe lamano felice.C'era un grande organizzatore come Agrippa, un granfinanziere come Mecenate, e vari generali, fra i quali fece presto spicco il figliastro Tiberio.Poiché costoro appartenevano quasi tutti alla grande borghesia, e gliaristocratici si lamentavano d'esserne esclusi, Ottaviano scelse una ventinadi loro, tutti senatori, e ne fece una specie di Consiglio della Corona, chepiano piano diventò il portavoce del Senato e ne vincolò le decisioni.L'Assemblea o Parlamento continuò a riunirsi e a discutere, ma sempre conmeno frequenza e senza mai un tentativo di bocciare qualche proposta diOttaviano.Questi concorse regolarmente al consolato per tredici volte, enaturalmente altrettante volte vinse.Nel 27 d'improvviso rimise tutti i suoipoteri al Senato, proclamò la restaurazione della Repubblica e annunciò chevoleva ritirarsi a vita privata.Non aveva che trentacinque anni in quelmomento e l'unico titolo che aveva accettato era quello, nuovo, di principe.Il Senato rispose abdicando a sua volta e rimettendo a lui tutti i suoi poteri,supplicandolo di assumerli e conferendogli quell'appellativo di Augusto, chevoleva dire letteralmente "l'aumentatore" ed era un aggettivo, ma poinell'uso diventò un sostantivo.E Ottaviano vi consentì con aria rassegnata.Fu una scena perfettamente recitata da ambedue le parti e dimostrò cheormai la fronda conservatrice e repubblicana era finita: anche gli orgogliosisenatori preferivano un padrone al caos.Ma il padrone seguitò a mostrarsi discreto nell'uso dei suoi poteri.Abitava il palazzo di Ortensio, ch'era molto bello, ma non lo trasformò inuna reggia, e come appartamento personale si riservò una piccola stanza alpianterreno con uno studio, monacalmente arredati.Anche quando, tantianni dopo, l'edificio andò in rovina per un incendio ed egli ne costruì unaltro uguale, tenne a che gli rifacessero identiche quelle due stanze.Perchéera abitudinario, sobrio e ligio agli orari.Lavorava duro, considerandosi ilprimo servitore dello stato.E scriveva tutto: non solo i discorsi che dovevapronunciare in pubblico, ma anche quelli che teneva in casa, con la moglie ei familiari.Bisognerà aspettare Francesco Giuseppe d'Austria, cui in moltecose somiglia, per trovare nella storia un sovrano altrettanto ligio al dovere,rispettabile, prosaico, poco amabile e sfortunato negli affetti domestici.Questi erano rappresentati da Giulia, la figlia avuta da Scribonia; daLivia, la sua terza moglie; e dai due figliastri che costei gli aveva portato incasa: Druso e Tiberio.Livia fu, come moglie inappuntabile, anche se un po'noiosa col suo ostentato virtuismo.Educò bene i ragazzi, fece moltabeneficenza, e portò con disinvoltura le corna che suo marito via via lefaceva.Tutto lascia credere ch'essa teneva, più che all'amore, al potere diAugusto e alla carriera dei figli, che infatti la fecero alla svelta.Generali avent'anni, furono mandati a soggiogare l'Illiria e la Pannonia.Augusto, cherealizzò la pax romana, rinunziò presto alla guerra e a nuove annessioni.Mavoleva garantire i confini dell'Impero, continuamente minacciati.Druso, il suo preferito, li spostò dal Reno all'Elba per renderli più sicuri, battendobrillantemente i germani.Ma cadde da cavallo e si ferì gravemente.Tiberio,che lo adorava e si trovava in Gallia, galoppò quattrocento miglia perraggiungerlo e fece in tempo a chiudergli gli occhi.Augusto fu scosso dallamorte di quel ragazzo allegro, impetuoso ed espansivo, di cui pensava difare il proprio successore.Ora sperò che Giulia gli desse un altro erede.Era lei, quella ragazza vivace, sensuale e scorbellata, il suo occhiodestro.A quattordici anni l'aveva sposata a Marcello, il figlio di sua sorellaOttavia, la vedova di Antonio.Ma Marcello era morto poco dopo; e Giuliaera diventata la "vedova allegra" di Roma, Si divertiva non solo a farle, maanche a raccontarle.E suo padre, che aveva cominciato a emanare leggi peril ristabilimento della morale, pensò di rimetterla sulla buona strada con unaltro marito: quel Marco Agrippa, ministro della Guerra, che, dopo averglidato la vittoria ad Azio, era diventato il suo più fidato e abile collaboratore [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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